Nascerà un Osservatorio sulla condizione femminile in Italia e non solo, promosso dalla Delegazione italiana del W20. Ad annunciarlo ad Assisi la Capo delegazione Elvira Marasco, nel corso dell’AssisiWomen20. Sarà questa un’occasione per raccogliere tutto il lavoro fatto dal W20 in questi anni da mettere a disposizione della società civile.
Il cambiamento culturale in Italia e nel mondo per sensibilizzare i leader del G20 sulle questioni del gender gap in vista del summit del prossimo fine ottobre, sono stati al centro dell’AssisiWomen20, incontro organizzato nella città umbra dal W20.
Erano presenti, tra gli altri, per il W20 anche la Chair Linda Laura Sabbadini e la coordinatrice della commissione Cultural Change, Fabiana Giacomotti, e poi la ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, e la viceministra degli Affari esteri Marina Sereni e la Sindaca di Assisi, Stefania Proietti.
Perché l’Osservatorio sulla condizione femminile
“Non creiamoci alibi l’esperienza della pandemia del Covid non ha creato la disuguaglianza di genere, non ha creato la violenza contro le donne. Ha squarciato il velo e messo in evidenza la drammaticità di una situazione che non è più accettabile, ma nello stesso tempo ha offerto una prospettiva di salvezza e risoluzione”.
Elena Bonetti, Ministro alle Pari Opportunità
La viceministra agli Affari esteri Marina Sereni ha colto l’occasione per parlare della situazione in Afghanistan annunciando che “su studentesse e studenti afgani accettati nelle università italiane, il ministero degli Esteri ha istituito un tavolo con le organizzazioni della società civile, di cui farà parte anche la Crui, per coordinare questo piano di arrivo. E’ evidente che far arrivare studenti dall’Afghanistan, spesso già con figli e famiglia, significa organizzare un’accoglienza mirata, perché si tratta di persone che resteranno per anni e devono essere integrate e inserite pienamente nelle nostre comunità”.
La necessità dell’Osservatorio sulla condizione femminile la sottolinea Linda Laura Sabbadini “le donne hanno molta difficoltà ad entrare nei ruoli decisionali più alti“.
“Sono solo il 20 per cento – ha aggiunto – i professori ordinari donne e in ambito sanitario sono al di sotto di questa quota le primarie nonostante la stragrande maggioranza del personale medico è donna. Questo perché la politica italiana ha una impostazione che è ancora antica e non punta realmente sulle risorse femminili. Ha una priorità concentrata in particolare sull’economia e non sulla società e questo vuol dire che le politiche sociali sono neglette, vengono considerate solo per tagliare e non come assi strategici fondamentali per garantire anche i diritti delle donne. Una situazione diventata insostenibile, un problema culturale gravissimo. Bisogna investire seriamente e finanziariamente su questi aspetti che sono una priorità fondamentale perché le donne possano realmente realizzarsi”, prosegue.