Lavoro, il 53% dei dipendenti vuole alternare presenza e smartworking

Nel mondo una larga fetta (53%) dei lavoratori desidera un modello di lavoro ibrido in cui è possibile lavorare da remoto almeno la metà del tempo, con una vasta percentuale di dipendenti (71%) che, ad oggi, dispone di tutto l’occorrente per lavorare benissimo da casa.

Sono queste alcune delle evidenze dello studio dal titolo Resetting normal: defining the new era of work, presentati oggi da The Adecco Group, l’azienda leader a livello mondiale nelle soluzioni hr. Lo studio, che analizza come sono cambiati gli atteggiamenti verso il lavoro nell’arco di 12 mesi, mette in evidenza i temi principali che le aziende devono affrontare per adattarsi al meglio in questo periodo di transizione e ha preso in esame le risposte di quasi 15.000 partecipanti in tutto il mondo, coprendo 25 Paesi e rappresentando quindi uno dei report più completi sul mondo del lavoro.

L’indagine sul lavoro ibrido

L’Italia è in linea con la media per il desiderio di lavorare da remoto (52%) ma sono 4 su 10 i lavoratori che non hanno tutto il necessario per lavorare comodamente da casa nel nostro Paese. Più di tre quarti dei lavoratori vogliono mantenere un orario flessibile, tornando sì in ufficio, ma alle proprie condizioni. Questo vale soprattutto per i giovani e per chi ha figli, con i secondi che vorrebbero poter tornare in ufficio in misura maggiore (51%) rispetto a i primi (42%).

La produttività non è stata intaccata dal cambiamento con l’82% dei lavoratori che si sente altrettanto o più produttivo rispetto a prima, sono aumentate anche le ore di lavoro (+14%) con il 63% dei dipendenti che svolge 40 ore o più di lavoro a settimana (in Italia è il 65%).

La salute mentale tra i leader e i lavoratori è peggiorata, con il 38% che ha dichiarato di soffrire di burnout (il dato italiano è al 49%). Ed è crollata anche la motivazione (-13% rispetto al 2020 con l’Italia che fa registrare un -17%). Un maggior numero di lavoratori e leader (73%) vorrebbero che le loro performance fossero misurate in base ai risultati piuttosto che alle ore lavorate, mentre solo il 36% dei manager sta già valutando le performance dei dipendenti in base ai risultati.

Il grado di soddisfazione nei confronti della leadership è basso e si registra una crescente mancanza di connessione con i dipendenti, tanto che solo un terzo dei lavoratori ritiene di ricevere il giusto grado di riconoscimento all’interno dell’azienda. L’ansia di tornare in ufficio è sentita maggiormente in Australia (53%), Regno Unito (52%) e Canada (51%).

Alain Dehaze, chief executive officer di The Adecco Group, ha affermato:

“Sta diventando sempre più evidente che la nostra vita in ufficio sia destinata a non essere più quella che conosciamo e che flessibilità è la parola d’ordine del futuro del lavoro. La pandemia ha accelerato i trend esistenti a tal punto che non possiamo più ignorarli, e che la chiave per avere successo in futuro è nelle mani di persone e leader che riescono ad adattarsi a questi cambiamenti”.

“La nostra ricerca mostra con chiarezza che ‘one size will not fit all’ quando si tratta di rispondere alle esigenze dei dipendenti e vediamo sempre più spesso che la leadership fa fatica a bilanciare il lavoro a distanza e l’attenzione per i propri team. È arrivato il momento di iniziare a colmare questo divario, sviluppando e dotando sia i leader sia i lavoratori delle competenze e delle capacità di cui hanno bisogno per dare un nuovo impulso alla motivazione e per creare una cultura aziendale coesa, che mantenga e sviluppi una forza lavoro di successo, resiliente e sana. Questo non è più un ‘nice to have’, ma è proprio l’area in cui si svolgerà la battaglia per i talenti”.

“Le aziende in grado e disposte a riconoscere e ad affrontare questi problemi potranno prosperare, mentre quelle che non lo faranno potrebbero rimanere indietro. Grazie agli insight derivanti dall’implementazione della nostra strategia future@work, insieme alla nostra presenza a livello mondiale, The Adecco Group è ben posizionato per sviluppare e distribuire soluzioni per queste opportunità e sfide dinamiche”.

Andrea Malacrida, country manager The Adecco Group in Italia, ha ricordato:

“I dati italiani dimostrano che nei prossimi mesi sarà fondamentale riuscire a rispondere prontamente alle nuove esigenze dei professionisti che lavorano nel nostro Paese. I dati relativi alla mancanza degli strumenti necessari per lavorare comodamente da casa e al crollo della motivazione, che in Italia è più marcato rispetto agli altri Paesi, deve essere uno stimolo per accelerare il processo di costruzione di nuovi modelli di leadership e cambiare anche l’approccio tradizionale alla vita d’ufficio, che non sarà più la stessa. Le aziende che riusciranno ad adeguarsi più velocemente a questa nuova normalità riusciranno ad essere più produttive rispetto al passato”.

Mai più leader?

Dal report emerge anche che potremmo rischiare di perdere la nuova generazione di leader, dal momento che più della metà dei giovani leader (54%) soffre di burnout e 3 lavoratori su 10 che dichiarano che la loro salute mentale e fisica è diminuita negli ultimi 12 mesi.

Le aziende devono ridefinire le iniziative per supportare al meglio i dipendenti e offrire loro strumenti che aiutino la loro salute mentale ora che il lavoro ibrido inizia a prendere piede, con il 67% dei dipendenti che non ricoprono incarichi a livello manageriale che afferma che i leader non soddisfano le loro aspettative per quanto riguarda l’interessamento al tema della salute mentale.

Analogamente, si assiste a forti divergenze tra le opinioni dei dirigenti sulle proprie performance e l’opinione dei loro dipendenti. Il grado di soddisfazione nei confronti dell’operato della leadership è basso, con solo un terzo dei dipendenti che ritiene di ricevere il giusto riconoscimento all’interno dell’azienda, e solo la metà di tutti i lavoratori afferma che i loro manager hanno soddisfatto o superato le aspettative per incoraggiare una buona cultura del lavoro (48%) o aiutare a sostenere l’equilibrio tra lavoro e vita privata (50%). Questo dato è più marcato in Europa occidentale e in Giappone, con i più bassi livelli di soddisfazione nei confronti dei dirigenti.

Inoltre, i risultati hanno evidenziato che con la motivazione e l’impegno ai minimi storici meno della metà dei dipendenti sono soddisfatti delle prospettive di carriera nella loro azienda, ma non ci sono segnali che fanno presagire a fenomeni di dimissioni di massa. Inoltre, due terzi dei dipendenti hanno fiducia nel fatto che le aziende ricominceranno a fare assunzioni significative, con sicurezza, relazioni, cultura, benessere e crescita come aspetti più importanti per il lavoro del futuro.

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