Le Olimpiadi giapponesi di Tokyo 2020 da poco concluse hanno sì regalato grandissime emozioni ai fan di tutto il mondo (specialmente, in questo caso, agli italiani che si sono riscoperti innamorati di atleti come Marcell Jacobs o Gianmarco Tamberi) ma per il Paese ospitante, competizione a parte, c’è un gap tra le spese sostenute e l’introito realizzato. Il Giappone si iscrive di diritto ai Paesi (la maggior parte, in verità) in cui le Olimpiadi non hanno mantenuto le aspettative di ritorno economico immaginate. Certo, con il Covid e senza pubblico, e con lo slittamento di un anno causa pandemia, era ipotizzabile che la spesa ormai non valesse l’impresa. Ed è vero anche che se il Governo non ha accolto nemmeno l’appello dell’Imperatore Naruhito di cancellarle è solo perché ormai la macchina era allestita e tornare indietro sarebbe costato più che continuare.
Quello che molti osservatori hanno notato in queste settimane è che i Giochi olimpici non sono sempre un affare per la città ospitante, anzi. I trend dicono che non lo sono quasi mai. Ad Atene si attribuisce ai Giochi del 2004 parte del crac economico che ha portato al default del Paese. Lo studio è di Robert A. Bale e Victor A. Madeson, si chiama Going for the gold, the economics of the olympics ed è stato pubblicato nel 2016 sul Journal of economic perspective e in pratica sostiene che solo a Los Angeles, nel 1984 l’Olimpiade riuscì a incassare più di quanto si era speso e che in termini di ritorno in immagine e turismo vale la pena sottolineare solo Barcellona ’92, Atlanta 2002 e Torino 2006.
Ma c’è chi festeggia
Tralasciando i meriti sportivi, c’è sicuramente un vincitore di questa Olimpiade ed è il settore broadcast. Uno su tutti, il gruppo Discovery che di questa edizione giapponese è stato detentore dei diritti televisivi. Discovery ha resto pubblici i numeri di questa edizione nelle scorse ore, confermando il trend positivo registrato dopo soli nove giorni di trasmissione. Con conseguente impennata degli abbonamenti sottoscritti alle piattaforme digitali e OTT dell’emittente.
Si stimano in oltre 372 milioni gli europei che hanno guardato i Giochi, ovvero il 10% in più rispetto a quanto sintonizzato per le Olimpiadi invernali del 2018 di Corea. Oltre 175 milioni di questi utenti hanno visto le Olimpiadi attraverso i canali lineari e digitali di Discovery. Per darvi un’idea della vittoria del digital, parliamo di una cifra 13 volte superiore il numero di spettatori realizzati per PyeongChang. Le restanti visite sono conteggiate attraverso le partnership con emittenti in chiaro in tutto il continente.
In termini di streaming in particolare, 1,3 miliardi di minuti sono stati guardati attraverso discovery+, Eurosport e altre piattaforme digitali, 21 volte in più rispetto al 2018. Inoltre, più di 47 milioni di visitatori unici hanno seguito la copertura olimpica di Eurosport durante le Olimpiadi. Numeri da record che segnano ancora una volta l’andamento del modo di intendere la tv da qui ai prossimi anni.
“Dall’inizio della nostra partnership con il Comitato Olimpico Internazionale nel 2015, Discovery si è impegnata a far crescere il pubblico delle Olimpiadi in Europa e a coinvolgere nuove persone con i Giochi. Nonostante le significative sfide poste dalla pandemia, ora abbiamo realizzato questa ambizione con una portata record e portando nuovo pubblico ai Giochi olimpici invernali ed estivi, raggiunti insieme a oltre 45 partner di sublicenza che Discovery ha portato a bordo”, ha affermato Jean-Briac Perrette, presidente e CEO di Discovery International.