Multinazionali, sanzioni necessarie se lasciano il Paese. Ecco perché

"I licenziamenti dalle multinazionali sono stati possibili ed ora si attende il futuro. E in questo futuro c’è il decreto che dovrebbe sanzionare economicamente questi “ prenditori” selvaggi, questi del ‘prendi i soldi e scappa” ordito alle spalle dei lavoratori"

Delocalizzazioni, sanzioni, Florange, multinazionali: sono le parole chiave di quest’estate bollente. E non solo per il clima e le temperature. Stiamo parlando di un decreto, ora in bozza all’attenzione di Ministri e Sottosegretari allo Sviluppo economico e al Lavoro, che dovrebbe prevedere sanzioni in uscita alle multinazionali che chiudono le fabbriche in Italia dopo aver investito soldi pubblici (nostri) nel Bel Paese.

A un lettore più scrupoloso vengono subito all’attenzione due esempi eclatanti: le multinazionali Whirlpool a Napoli e GKN a Campi Bisenzio in Toscana. Due realtà solide, con bilanci in attivo (Whirlpool addirittura assume in altre località italiane) che decidono, potendolo fare, di chiudere. E così, come se nulla fosse, una mail o un whatsapp e si decreta la fine di uno stabilimento, centinaia di famiglie senza lavoro, città depauperate, territori desertificati.

Perché oggi, rebus sic stantibus, tutto ciò è possibile; certo il comportamento delle multinazionali è stigmatizzato, è dichiarato inaccettabile, è oggetto di decine e decine di cortei, manifestazioni, azioni a supporto della dignità del lavoro. Ma non bastano. Così come non sono stati sufficienti i tavoli al Mise, gli scioperi nazionali, le lavoratrici e i lavoratori di Whirlpool sui binari della Stazione, al porto, in autostrada. Li abbiamo visti ovunque, donne e uomini, con lo sguardo fiero e caparbio, sfilare e urlare per il diritto al lavoro.

Ma non è bastato. I licenziamenti dalle multinazionali sono stati possibili ed ora si attende il futuro. E in questo futuro c’è il decreto che dovrebbe sanzionare economicamente questi “ prenditori” selvaggi, questi del ‘prendi i soldi e scappa” ordito alle spalle dei lavoratori.

Sono mesi e mesi che dico che se si permette a Whirlpool di andare via da Napoli, sarà una emorragia di forza lavoro mollata all’improvviso. Un segno di forza capitalista che ha visto in quantità uguale e contraria la lotta dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali. Una voce unica: se se ne devono andare, pagassero. Ma tanto, per evitare che accada ad altri cosa sta accadendo ai lavoratori di Whirlpool e poi di GKN.

È un segno di giustizia sociale e di equità il decreto su cui il Governo sta lavorando. È la voce dello Stato che si fa sentire su chi opprime e usa la forza del potere economico sulla lotta di classe. Il decreto dovrebbe prevedere l’utilizzo di tutti gli ammortizzatori vigenti, l’obbligo a presentare piani alternativi fini all’eventuale compratore è una sanzione economica fino al 2% del fatturato per chi contravviene alla norma. Un buon impianto che di certo deve poi seguire il suo iter.

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