Se una mattina trovate un messaggio sul cellulare del tipo “Buongiorno mi sono appena svegliato” e scoprite che il mittente è il vostro gatto, non vi spaventate. Nessuno vi ha messo sostanze strane nel caffè, né avete preso un colpo di sole. Semplicemente qualcuno in famiglia ha comprato Kippy Evo e lo ha attaccato al collare del vostro animale domestico. Perché questo device, progettato e assemblato in Italia, mira a diventare lo smartphone dei nostri animali domestici. Ne parliamo con Simone Sangiorgi, Ceo e fondatore (insieme a Marco Brunetti) dell’azienda.
Come nasce l’idea di Kippy Evo?
“L’idea è nata nel 2015, ma inizialmente come semplice sistema di tracciamento GPS. Si stima che ogni anno si smarriscono in Europa circa 7 milioni di animali domestici, tra cani e gatti. Quindi si trattava di un geolocalizzatore per evitare che il cane o il gatto si allontanassero troppo da casa. Con gli anni abbiamo sviluppato un algoritmo insieme all’Università degli Studi di Milano Statale (Medicina Veterinaria) per monitorare le attività degli animali e suggerire delle best practice ai proprietari per il benessere degli amici a 4 zampe. Anche perché con la loro “umanizzazione” stanno avendo gli stessi problemi delle persone”.
Cosa intende nello specifico?
“Quando diciamo che il nostro cane o il nostro gatto fanno parte della famiglia, diciamo la verità. Ma questo comporta che gli animali domestici che vivono in casa con noi rischiano i nostri stessi problemi: obesità, scarsa attività etc. Il nostro dispositivo suggerisce, in base alla razza, il peso e l’età dell’animale quanti passi dovrebbe fare e quanti ne ha fatti in giornata. Inoltre è tarato su oltre 400 razze di cani e le best practice sono ponderate in base alla media degli animali con le stesse caratteristiche presenti nel nostro sistema”.
Ma realmente il cane o il gatto manda i messaggi attraverso Kippy Evo?
“Non lui ovviamente, ma la nostra applicazione invia delle notifiche su quando si sveglia, quando va a dormire, se durante la notte il gatto è uscito per fare una passeggiata. Permette inoltre di tracciare un “recinto virtuale”, ovvero un’area che se viene varcata dal nostro animale domestico, il sistema ci avvisa e, sempre da remoto, possiamo attivare una luce lampeggiante così da individuare il nostro cane che si è allontanato anche con il buio”.
Come è andata con i finanziatori?
“Finora abbiamo raccolto circa 3 milioni di euro. Non abbiamo incontrato grosse difficoltà in Italia in quanto start up, ma in quanto azienda che produce hardware. E questo è un peccato. Abbiamo riscontrato una certa difficoltà nei fondi di investimento ad accettare l’idea che in Italia si possa produrre tecnologia per il consumatore. Un controsenso se pensiamo che, senza scomodare Olivetti, il nostro Paese ha una certa tradizione in materia. Tuttavia chi ha creduto nel progetto non si è pentito. Oggi siamo leader in Europa per questo tipo di prodotto e a fine anno sbarcheremo negli Stati Uniti e lanceremo un dispositivo anche per i gatti piccoli (al momento Kippy Evo funziona solo per i cani o per i gatti di grosse dimensioni ndr). Quindi credo che la nostra esperienza sia la prova che anche con pochi soldi in Italia si possono sviluppare tecnologie e fare elettronica di consumo”.