Ubezio: “Innovation Manager, l’elenco MISE è solo il primo passo”

Flavio Ubezio, direttore scientifico dell'Innovation Management Forum: "L'elenco dei professionisti connessi a quella nota chiamata del MISE, pur essendo stato definito come elenco degli Innovation Manager, poco ha a che vedere con la natura dell'Innovation Manager nel mondo delle imprese, oggi peraltro meglio dettagliata anche nella UNI 11814"

La prima “chiamata a raccolta” italiana degli innovation manager porta la firma di Flavio Ubezio. Lo specialista di innovation management e fondatore di ISO56002.IT, un “vagabondo” della trasformazione digitale tra Novara, Milano e Medellín come si definisce lui stesso sul suo biglietto da visita digitale, è stato difatti chiamato col ruolo di direttore scientifico all’Innovation Management Forum al via lo scorso 16 giugno con l’obiettivo di “creare un autorevole momento di confronto per accelerare la diffusione della cultura di gestione dell’innovazione nelle imprese italiane, grazie ad un format partecipativo che coinvolge alcuni dei principali protagonisti dell’innovazione all’interno di realtà aziendali rappresentative del tessuto economico italiano”. Ma basta un bando MISE per fare un innovation manager? Lo abbiamo chiesto direttamente a lui.

Innovation Manager: una figura chiave per dettare il cambiamento digitale, imprescindibile per il mondo in evoluzione. Secondo lei, l’ecosistema di professionisti nato da quella che alla fine è una chiamata statale è sufficiente a guidare questo cambiamento?
“L’elenco degli Innovation Manager istituito dal MISE, e il relativo Voucher, ha certamente portato benefici per l’innovazione delle imprese in chiave digitale. Va però detto che la figura dell’Innovation Manager, nel contesto di questa agevolazione, è poco coerente con l’intendimento della figura stessa nel mondo manageriale e imprenditoriale.
L’Innovation Manager è appunto una figura chiave per dettare il cambiamento, anche in chiave digitale, per questo è nei fatti un consulente di direzione o un manager che opera all’interno dell’impresa. L’elenco dei professionisti connessi a quella nota chiamata del MISE, pur essendo stato definito come elenco degli Innovation Manager, poco ha a che vedere con la natura dell’Innovation Manager nel mondo delle imprese, oggi peraltro meglio dettagliata anche nella UNI 11814, la norma sulle figure professionali dell’Innovation Management. I professionisti parte dell’elenco degli Innovation Manager istituito dal MISE hanno, a mio modo di vedere, l’onere di ampliare la propria visione di innovazione e la propria capacità di guidare le imprese a fare innovazione secondo i paradigmi ISO 56000. Questo può essere un ottimo punto di partenza, anche in termini di numeriche di professionisti sul mercato, per guidare il tessuto economico verso il cambiamento”.

Crede che questa figura sia sufficientemente definita dalle caratteristiche richieste dal bando ministeriale o c’è da adoperare in futuro una “selezione all’ingresso” maggiore?
“Le richieste del bando ministeriale delineano una figura dell’Innovation Manager quale professionista esperto di specifici temi di innovazione, ma non di gestione dell’innovazione, compito reale dell’Innovation Manager. Convenire che questo è il ruolo dell’Innovation Manager sarebbe a mio avviso un primo auspicato sviluppo, prima ancora di definire eventuali criteri di accesso al relativo elenco”.

Un momento dell’Innovation Management Forum (foto: Ufficio Stampa IM Forum)

In Italia purtroppo spesso l’opportunità di crescita viene confusa con l’opportunità di far cassa. I ritardi accumulati sui fondi europei ne sono un esempio lampante. Come non sprecare il treno per il futuro avendo un innovation manager in organico, oltre che per accedere agli incentivi e le agevolazioni?
“Le aziende che hanno portato la gestione dell’innovazione all’interno del proprio organico e che hanno delineato la figura dell’Innovation Manager, devono aspettarsi di cogliere, meglio di altre imprese, le opportunità regionali, nazionali ed europee che agevolano lo sviluppo di progetti di innovazione. Questo per un motivo su tutti. Una gestione strutturata dell’innovazione parte dalla definizione dell’orientamento strategico di innovazione, elemento che spesso manca nelle organizzazioni. La presenza di un orientamento strategico di innovazione permette all’azienda di guardare allo scenario di agevolazioni in modo più consapevole, ricercando ciò di cui ha bisogno (e, spesso, soprattutto in tempi recenti, trovandolo) e non rincorrendo opportunità di cui viene fortuitamente a conoscenza, forzandone la partecipazione”.

Che scenari prevede per il futuro?
“Credo che la presenza di standard internazionali di gestione dell’innovazione permetterà a tutte le imprese con imprenditori e manager responsabili di fare innovazione in modo più consapevole. Con il crescente manifestarsi di esperienze positive da parte delle nostre eccellenze, la gestione strutturata dell’innovazione entrerà rapidamente nel modo di operare della maggior parte della media e grande impresa italiana. Le imprese stesse ne beneficeranno, e ne beneficerà anche tutta la classe di professionisti che si sta formando per supportare le imprese nell’abbracciare questi paradigmi”.

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