Secondo il Financial Times, l’Italia può essere “il Paese giusto nel momento giusto” e tutto questo dipende dalla figura, personale e professionale, del Presidente del Consiglio Mario Draghi. Il quotidiano economico-finanziario di oltremanica sottolinea come, in questo preciso momento storico-politico, l’Italia si trovi in una posizione centrale in termini politici, economici e istituzionali.
”Roma detiene la presidenza annuale del G20, dove i maggiori Paesi ad alto reddito si uniscono alle maggiori potenze economiche emergenti come Cina, India e Brasile (…) e l’Italia è ”anche co-presidente, con il Regno Unito, della Cop26”.
L’Italia nella scacchiera internazionale
Secondo quanto riportato dall’ADN Kronos, il giornale cita Nathalie Tocci, direttore di l’Istituto Italiano per gli Affari Internazionali, che afferma che “stiamo iniziando a vedere per la prima volta in modo così netto una sequenza che va dal G7 al G20 alla più ampia diplomazia multilaterale istituzionalizzata”. Ed è probabile che molte delle più grandi sfide del mondo vengano risolte solo se i principali Paesi ricchi si accordano tra loro prima di raggiungere un’intesa con le potenze emergenti e infine un allineamento con tutti i paesi interessati. Ciò fa del G20 l’anello cardine di questo ”multilateralismo a cascata”, afferma Tocci.
Per l’Italia, secondo il Financial Times, la statura del primo ministro Mario Draghi è l’ago cui pende la bilancia: “Draghi ha una posizione così personale, a livello internazionale, che la sua voce sarà più rilevante di quella italiana“, afferma Marta Dassù, ex viceministro degli Esteri italiano, secondo la quale con Draghi la politica estera dell’Italia ‘‘è tornata su una chiara linea europeista e filoatlantica”. Il quotidiano britannico dà poi voce ad Arturo Varvelli, capo dell’ufficio di Roma del Consiglio europeo per le relazioni estere, che afferma che ”Draghi capisce che se non fai parte del gioco sei totalmente escluso dal tavolo delle trattative”.
Il peso di Draghi
Il giornale sottolinea poi come l’Italia sotto Draghi abbia stabilito una distanza più netta da Paesi come Turchia, Russia e Cina. Dassù sottolinea che ora l’Italia sta facendo un uso attivo dei poteri di ”golden share” per fermare le acquisizioni cinesi in settori sensibili. Ciò allinea Draghi al tentativo del presidente degli Stati Uniti Joe Biden di “rilanciare le relazioni tra Stati Uniti ed Europa“, con gli Usa che garantiranno la sicurezza dell’Europa e quest’ultime sosterrà i suoi sforzi contro la politica estera e le ambizioni economiche della Cina.
Rispetto ad altri Paesi occidentali, l‘Italia potrebbe quindi essere ancora in una buona posizione per costruire un consenso, suggerisce Tocci. La diplomazia italiana è tradizionalmente imperniata sul fatto che ”piacciamo un po’ a tutti” e quindi l’Italia potrebbe essere ”il Paese giusto al momento giusto”.
A livello interno, l’allineamento con Biden voluto da Draghi potrebbe favorire una ripresa economica sostenibile dopo lo shock della pandemia. In un Paese fortemente tentato dal populismo nazionalista, mostrare una corrispondenza di interessi nazionali e collettivi metterebbe Draghi in una ‘‘posizione forte per ripristinare il sostegno italiano al multilateralismo”, afferma Varvelli.