Quasi 900mila disoccupati in più su anno: i dati Istat

Nel primo trimestre del 2021 il tasso di disoccupazione è salito al 10,7% (+1,2 punti), soprattutto tra i giovani e nel centro-nord, la cosiddetta locomotiva del Paese. Le persone in cerca di occupazione salgono a 2 milioni 643mila. L'Istat restituisce un quadro non positivo del sistema Italia post pandemia

Nel primo trimestre del 2021 il tasso di disoccupazione è salito al 10,7% (+1,2 punti), soprattutto tra i giovani e nel centro-nord, la cosiddetta locomotiva del Paese. Le persone in cerca di occupazione salgono a 2 milioni 643mila, ossia il +10%. Il numero di occupati cala di 243mila unità (-1,1%) rispetto al trimestre precedente (gli ultimi tre mesi del 2020), e di 889.000 unità (-3,9%) rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Insomma, i dati snocciolati da Istat dipingono un quadro non certo positivo del sistema lavoro Italia, e restituiscono i primi, reali effetti da un punto di vista numerico dei danni della pandemia su un già precario mercato occupazionale.

Bisogna anche considerare che il dato, come ricorda l’ANSA, “risente della nuova metodologia che considera non occupate le persone in cassa integrazione da almeno tre mesi, usata in modo massiccio durante la pandemia”.

Secondo il rapporto Istat si registra un aumento di 103 mila disoccupati sul trimestre precedente e di 240.000 sul primo trimestre 2020. Nel confronto tendenziale, la diminuzione coinvolge i dipendenti (-576 mila, -3,2%), soprattutto se a termine, e gli indipendenti (-313 mila, -6%), con questi ultimi che scendono sotto quota cinque milioni per la prima volta dall’inizio delle serie storiche (2004).

I dati escono nelle stesse ore in cui Svimez distribuisce il suo rapporto sugli effetti della pandemia sul lavoro.

La reazione dei sindacati

“I dati Istat di oggi fotografano la reale condizione occupazionale del Paese, confermandone la gravità e smentendo il dibattito insussistente di questi giorni sulla presunta mancanza di ‘voglia di lavorare’”. Ad affermarlo, in una nota, la segretaria Cgil Tania Scacchetti, che sottolinea che “i quasi 900 mila posti di lavoro bruciati in un anno dimostrano con drammaticità che l’Italia non può permettersi e accettare ulteriori risoluzioni dei contratti di lavoro. Per questo, il blocco dei licenziamenti è una necessità, un’urgenza da prorogare fino alla fine di ottobre”.

“Per invertire la tendenza alla sottoccupazione e al lavoro povero, che da troppo tempo caratterizzano il nostro mercato del lavoro, saranno fondamentali tre leve: l’occupazione di qualità e quindi il contrasto allo sfruttamento e alla precarietà, il rafforzamento delle politiche attive e la riforma degli ammortizzatori sociali”

TANIA SACCHETTI, SEGRETARIO CGIL

Bankitalia rivede le stime di disoccupazione

Sempre nella giornata di oggi, la Banca d’Italia annuncia le sue stime, per cui “il tasso di disoccupazione si attesterà al 10,2% nel 2021; al 9,9% nel 2022 e al 9,5% nel 2023“. Le proiezioni macroeconomiche di Bankitalia sono lievemente al ribasso rispetto alla stima di gennaio 2021, che recitava rispettivamente a 10,5%; 10% e 9,5%. Per tornare alle ore lavorative del periodo pre-pandemico, secondo la Banca d’Italia bisognerà aspettare il 2023.

“Il numero di occupati, che nel 2020 si era ridotto in misura molto più contenuta delle ore grazie alle misure di sostegno all’occupazione, tornerebbe a crescere dal trimestre in corso; dopo una diminuzione dell’1,2 per cento nella media di quest’anno, si riporterebbe sui livelli del 2019 entro la fine del triennio di previsione”.

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