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Digitalizzazione, a che punto sono le libere professioni?

"Lo studio - ha affermato Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni - apre un nuovo ciclo che è destinato a modificare profondamente il Dna della realtà professionale. L’indagine ci mette di fronte ai nostri limiti e, al tempo stesso, alle nostre ambizioni . Non arriviamo impreparati a questo appuntamento con il futuro. La pervasività della rete e delle nuove tecnologie già da qualche anno è entrata prepotentemente nelle attività quotidiane dei professionisti. Già oggi viviamo nella dimensione digitale della professione, ma occorre un cambio di paradigma sia da parte di professionisti, ma anche della politica che deve assecondare il processo di transizione digitale delle professioni".

A che punto sono le libere professioni con la transizione digitale? Mentre l’Italia spinge il piede sull’acceleratore della digitalizzazione, con alcuni settori in testa, il mondo delle libere professioni non può di certo tirarsi indietro.

Questo è quanto emerge dallo studio ‘I nuovi paradigmi del mondo delle professioni nella transizione digitale’, realizzato per Confprofessioni da The European House – Ambrosetti e presentato nei giorni scorsi a Roma.

Libere professioni, il cambiamento va posto in essere

Alla luce dei principali trend evolutivi del sistema economico, abilitati, accelerati e potenziati dalla digitalizzazione, anche le libere professioni sono chiamate a gestire in modo sempre più proattivo il cambiamento in atto relativamente sia all’organizzazione professionale sia alla relazione con il cliente in termini di digitalizzazione. Cambia, quindi, l’approccio alla materia, alla presenza online e ai servizi: l’introduzione del pagamento con il POS ne è un esempio.

In sintesi, secondo l’indagine, cambia il ruolo stesso del professionista nel mutato scenario socioeconomico.

In particolare, si legge nella ricerca, le libere professioni sono chiamate a dare risposte efficaci ai principali problemi attuali e prospettici del mondo professionale: la sostenibilità economica, l’attrattività e la capacità di ritenzione dei talenti per il ricambio generazionale, la competitività nel nuovo e più ampio panorama digitale, la capacità di fare sistema, l’adeguamento delle competenze e dei modelli organizzativi a nuove esigenze di mercato e a crescenti livelli di servizio richiesti dai clienti.

Il ruolo delle associazioni professionali

Su questi temi le Associazioni giocano un ruolo primario, dovendo operare, in parallelo, in due diverse direzioni verso l’esterno e verso l’interno. Verso l’esterno del mondo professionale, le associazioni sono chiamate a riaprire il dialogo istituzionale sulle professioni, facendo da guida nel percorso di definizione della nuova identità del professionista, a fini regolamentari.

In particolare: ripristinando una narrazione pubblica delle professioni esente da visioni preconcette o di parte, abbandonando atteggiamenti difensivi e generando consapevolezza di sistema rispetto agli effettivi bisogni del mercato, promuovendone l’attrattività nei confronti delle nuove generazioni; abilitando la collaborazione istituzionale per il rinnovamento della Pubblica amministrazione, spesso inadeguata alle esigenze quotidiane dei professionisti, con moltiplicazione degli sforzi e dei costi in capo al professionista, inibendo così gli investimenti virtuosi del settore privato.

Ancora, possono contribuire a sbloccare gli adeguamenti normativi utili o necessari alle libere professioni nel loro servizio al Sistema Paese, anche e soprattutto in ottica di:

  • un ripensamento della normativa sulle aggregazioni tra professionisti (esente da distorsioni penalizzanti), fondamentale per generare la dimensione minima abilitante per consentire investimenti digitali di maggiori dimensioni,
  • una normativa fiscale più equa nei confronti del lavoro autonomo,
  • un’efficace regolamentazione delle attività digitali ad alto potenziale (es. telemedicina) che garantisca adeguate tutele al professionista, e
  • una corretta ridefinizione del perimetro regolamentare di erogazione delle prestazioni digitali, che assicuri lo sfruttamento economico del dato in capo al professionista.

Verso l’interno del settore, agendo sull’operatività del mondo professionale. Si tratta di sensibilizzare il vasto mondo delle professioni perché si diffonda una chiara lettura dei rischi e delle opportunità della trasformazione digitale, declinata puntualmente sugli specifici ambiti professionali; creare opportuni spazi, anche digitali, per la messa a sistema organizzata di professionalità specifiche, per rispondere meglio alle esigenze del cliente e innescare processi diffusi di knowledge sharing, necessari in un mercato sempre più internazionale e privo di confini.

Le prospettive future delle libere professioni

Nel prossimo futuro, i protagonisti delle libere professioni dovrebbero divenire esse stesse soggetti fruitori di formazione digitale e sperimentatori, accumulando l’expertise necessaria a trasformarsi in veri e propri collaboratori digitali in grado di scalare sul territorio tali competenze e veicolarne le reali opportunità ai professionisti; garantire una formazione digitale indipendente, anche per mettere a disposizione dei professionisti chiari criteri di comprensione e valutazione delle soluzioni tecnologiche.

“Lo studio – ha affermato Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni – apre un nuovo ciclo che è destinato a modificare profondamente il Dna della realtà professionale. L’indagine ci mette di fronte ai nostri limiti e, al tempo stesso, alle nostre ambizioni . Non arriviamo impreparati a questo appuntamento con il futuro. La pervasività della rete e delle nuove tecnologie già da qualche anno è entrata prepotentemente nelle attività quotidiane dei professionisti. Già oggi viviamo nella dimensione digitale della professione, ma occorre un cambio di paradigma sia da parte di professionisti, ma anche della politica che deve assecondare il processo di transizione digitale delle professioni”.

“Siamo orgogliosi – ha dichiarato Alessandro De Biasio, partner di The European House – Ambrosetti – della riuscita di questo importante momento di confronto istituzionale, che ha visto la partecipazione attiva di figure di assoluto rilievo nell’attuale panorama politico del Paese e alla guida del suo processo di digitalizzazione”.

“Si tratta – ha spiegato – di un ulteriore passo verso la valorizzazione del dibattito istituzionale sulle libere professioni. Le libere professioni costituiscono infatti un motore fondamentale del tessuto socioeconomico, capace di innescare e potenziare processi di innovazione su larga scala, se adeguatamente supportate da una corretta architettura pubblica e regolamentare e da un tessuto associativo capace di fungere da catalizzatore e scalare le competenze digitali sul territorio, facendosi portavoce delle esigenze di tutto il mondo professionale. The European House – Ambrosetti è onorata di prestare servizio al sistema Paese dando voce e visibilità alle istanze del mondo professionale e abilitando un rinnovato momento di collaborazione istituzionale”.

Redazione

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