Ammortizzatori sociali, al via la riforma da gennaio 2022
Il Ministro Orlando ha presentato alle parti sociali la bozza della riforma degli ammortizzatori sociali: una strada ancora in salita, non esente da critiche
Secondo quanto rende noto l’Adnkronos, ieri sera il Ministro al Lavoro e alle Politiche Sociali Andrea Orlando ha illustrato alle parti sociali la bozza della riforma degli ammortizzatori sociali “strumento che dobbiamo costruire rapidamente per arrivare ad affrontare il passaggio dell’autunno”. La data di avvio della riforma, al momento, è prevista per il primo gennaio 2022.
Le prime indicazioni sui nuovi ammortizzatori sociali
Nel testo della riforma vi sarebbero le proposte per la “dis-coll più lunga e decalage Naspi dal sesto mese in poi“. “Attualmente la dis coll, l’indennità di disoccupazione mensile prevista per i collaboratori coordinati e continuativi che abbiano perso il lavoro è a corrisposta per un numero di mesi pari alla metà dei mesi di contribuzione tra il 1° gennaio dell’anno precedente e la cessazione della collaborazione. Per la Naspi invece il governo punterebbe ad allungare i tempi del calcolo del decalage portando da 4 a 6 i mesi da cui partirebbe il calcolo del taglio del 3% su una retribuzione pari al 75% del salario che si percepiva prima della disoccupazione. Un allungamento del periodo da cui far partire il decalage che potrebbe essere prevista anche per la Dis-Coll”.
La bozza amplia anche altri ammortizzatori sociali: il massimale della Cig, infatti, potrebbe essere “ritoccato verso l’alto a 1.199 euro rispetto agli attuali 998,18 euro lordi previsti per retribuzioni mensili fino a 2.159,48 euro. Novità anche per la Cassa integrazione straordinaria che dovrebbe essere estesa a tutte le imprese con oltre 15 dipendenti mentre per quelle con meno di 5 lavoratori si prevedrà una misura ad hoc. Scompare dunque di fatto la cassa in deroga. Le causali Cig restano: crisi aziendale, riorganizzazione, cessazione di attività, crisi locali e settoriali. Tutti gli strumenti saranno poi agganciati alle politiche attive“.
Resta da sciogliere il nodo delle risorse da poter investire: il Ministro Orlando, infatti, non ha ancora sottoposto il documento al Ministero delle Finanze.
Le parti sociali
Immediata la risposta delle parti sociali. Davide Velardi e Vincenzo Caratelli della delegazione Cisal hanno sollecitato il Ministro sottolineando che “è importante pensare alla riforma futura degli ammortizzatori sociali ma è indispensabile gestire il momento attuale. Ancora oggi si verificano i ritardi nel pagamento della cassa integrazione dei lavoratori per i quali le imprese non anticipano il trattamento di integrazione salariale”.
“Le proposte avanzate durante il confronto sono interessanti: bene gli assegni familiari destinati a tutti, bene la copertura universale degli ammortizzatori sociali per ogni forma di lavoro, tenendo presente la specificità dimensionale delle imprese, bene la volontà di aumentare il massimale più basso per la cassa integrazione a 1.199,00 e bene le novità legate a cigo e cigs, tra le quali la riduzione dell’orario di lavoro dal 70% al 90% nei contratti di solidarietà“.
Ma non sono mancate le note di biasimo: “bisogna fare di più – sottolineano – abbiamo ribadito la necessità di adeguare i trattamenti economici ed allungare i tempi dell’indennità Naspi per i soggetti over 50, i quali devono affrontare maggiori difficoltà di ricollocazione nel mercato del lavoro“.
La Cisl reputa “positivi gli approfondimenti promessi su lavoro autonomo, agricoltura, spettacolo, la valorizzazione dei contratti di solidarietà, l’attenuazione del decalage della naspi, anche se si può fare di più. È difficile tuttavia dare un giudizio compiuto senza conoscere le indicazioni relative alle singole gestioni, comprese quelle dei fondi settoriali bilaterali, e alla ripartizione dei costi. Abbiamo espresso su questi punti l’esigenza di avere una proposta più compiuta“.
Le critiche alla bozza di riforma sugli ammortizzatori sociali
Confesercenti ha aspramente criticato la bozza, considerando “la riforma degli ammortizzatori sociali per noi inaccettabile, perché impone anche alle Pmi costi e modelli organizzativi che sono propri delle grandi imprese, senza tener conto delle differenze strutturali tra settori produttivi”.
”Tali linee sono basate, da una parte, su alcuni presupposti non condivisibili e, dall’altra, su esiti che non si considerano in alcun modo compatibili con quanto si sta verificando nel settore del terziario e del turismo -continua Confesercenti- I presupposti da cui muove la proposta sono infatti orientati da una valutazione che non fotografa la realtà effettiva dei due settori, che stanno affrontando la più grave crisi dal dopoguerra a oggi. In questo contesto, è assolutamente necessario differenziare costi e prestazioni non solo per dimensioni aziendali ma anche per settori produttivi, valutando attentamente i riflessi di una riforma di questo tipo sul costo del lavoro soprattutto per le microimprese”.
Non sono mancate le osservazioni della senatrice 5S ed ex Ministro al Lavoro Nunzia Catalfo, che con una nota ha fatto sapere che “Occorre razionalizzare gli strumenti di integrazione al reddito in costanza di rapporto di lavoro riconoscendone l’accesso a tutti i lavoratori e collegarli a percorsi di formazione e politiche attive del lavoro, così da accrescere le competenze del capitale umano e agevolare le imprese nei processi di ristrutturazione aziendale e aiutare i lavoratori stessi a ricollocarsi nel caso di cessazione dell’attività“.
“E’ necessario inoltre – osserva – rivedere l’istituto della Naspi, estendendola ad altre categorie di lavoratori: da quelli assunti a tempo indeterminato in agricoltura, ai collaboratori etero-organizzati, ai collaboratori coordinati e continuativi e a tutti i lavoratori autonomi iscritti esclusivamente alla gestione separata dell’Inps“.
“Da ministro del Lavoro ho iniziato a dare una risposta ai lavoratori autonomi, tra i più colpiti dalla crisi economica, approvando uno strumento come l’Iscro, introdotto nella legge di bilancio 2021, per assicurare protezione a tutti i lavoratori autonomi esclusi. Strumento quest’ultimo che va ampliato e rafforzato” ha concluso Catalfo.