Fatturazione elettronica, obbligo per tutti: lo chiede la Corte dei Conti

La fatturazione elettronica, se estesa a tutti, può essere lo strumento per contrastare l'evasione fiscale: lo afferma la Corte dei Conti

La fatturazione elettronica deve essere obbligatoriamente estesa a tutti, regimi forfettari compresi. E’ quanto ha richiesto la Corte dei Conti, per migliorare gli standard della lotta all’evasione fiscale, nel documento presentato ieri alle Commissioni bilancio di Senato e Camera.

La Memoria sul documento di economia e finanza 2021 fa il punto sulla situazione economica italiana, debiti compresi: “In un contesto così complesso – si legge – il DEF propone una politica di bilancio che, pur posticipando di un anno rispetto alla Nadef dello scorso autunno il ritorno del deficit al 3% del Pil, implica un percorso impegnativo. La sostenibilità nel medio lungo termine di un debito già molto elevato prima dello scoppio dell’emergenza, e aumentato di oltre 21 punti nell’ultimo anno, richiede infatti di intraprendere rapidamente iniziative in più terreni di azione“.

La fatturazione elettronica per tracciare i movimenti economici

Un punto fondamentale delle misure da intraprendere per conseguire l’aumento delle entrate è, quindi, il contrasto all’evasione fiscale. E’ in questo frangente che si colloca la richiesta della Corte dei Conti di estendere l’obbligo di fatturazione elettronica alle partite IVA in regime forfettario, che si estenderebbe ad una platea di circa un milione e mezzo di soggetti.

Per la magistratura contabile il mancato obbligo attuale «limita fortemente l’efficacia dello strumento che si dovrebbe basare sulla conoscenza completa degli scambi intercorsi tra i soggetti che svolgono attività economiche indipendenti, a prescindere dal regime fiscale cui sono sottoposti».

A tal proposito, la Corte dei Conti sottolinea che non è ancora stato superato il nodo sull’utilizzazione dei dati contenuti nelle fatture, non essendo ancora attuata la previsione contenuta nell’art. 14 del decreto legge 26 ottobre 2019, n. 124, secondo la quale i file delle fatture elettroniche possono essere utilizzati «dall’Agenzia delle entrate e dalla Guardia di finanza per le attività di analisi del rischio e di controllo a fini fiscali».

La fatturazione elettronica non è l’unico nodo da sciogliere per la magistratura contabile: nelle riflessioni presentate, la Corte si è soffermata anche sugli strumenti del cashback e della lotteria degli scontrini, attivati dal Governo Conte per incentivare i pagamenti elettronici.

«Pur condividendone le finalità e in attesa di poter disporre di dati analitici sui risultati finora conseguiti con il cashback e la lotteria degli scontrini», si legge nel documento, «si rileva l’esigenza di una loro migliore finalizzazione e articolazione, essendo necessario comunque evitare la dispersione di risorse con l’incentivazione di operazioni in settori ove non si registrano significativi fenomeni di omessa contabilizzazione dei corrispettivi o nei quali il pagamento mediante carte di debito o di credito è da tempo invalso nell’uso. Al contrario, le incentivazioni dei pagamenti elettronici andrebbero concentrate relativamente agli acquisti di beni e servizi di modico valore o per i quali sono più probabili fenomeni di occultamento».

Sappiamo, inoltre, che l’obbligo del registratore telematico è entrato in vigore per il tracciamento dei corrispettivi il 1 aprile di quest’anno, a seguito della “rivoluzione digitale” della fatturazione elettronica, mentre il pos viene attualmente utilizzato per il tracciamento dei pagamenti. Su questo punto, la Corte dei Conti non ha lesinato critiche: il metodo del “doppio canale” risulta complesso e suscettibile di disallineamenti: «Nell’ambito di un’azione di semplificazione e modernizzazione andrebbero, pertanto, ricercate nuove tecnologie e modalità unificanti i processi».

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