I video pirata e i siti di streaming pirata sul web “costano” circa 23,5 miliardi di euro (28,3 miliardi di dollari) di introiti che – con la loro soppressione – potrebbero venire recuperati. Questo il risultato di una analisi realizzata da uno dei top-player del settore di soluzioni VOD (Video on Demand) e sicurezza, la Synamedia.
Nelle scorse ore l’azienda specializzata ha diffuso un whitepaper realizzato in collaborazione con Ampere in cui tira fuori la cifra che potrebbe rientrare attuando politiche ad-hoc per spingere gli internauti a passare a sistemi legali per vedere film ed eventi sportivi.
Il 20 percento di questo mercato è rappresentato principalmente da eventi sportivi: in pratica un utente su cinque. Secondo l’analisi condotta da Ampere e Synamedia (che si è avvalsa anche di un campione intervistato di 6000 persone), però, almeno il 75 percento degli utenti sarebbe intenzionato a “regolarizzare” la sua posizione. Non è una questione di gratuità o meno, stando a quanto afferma il rapporto: più della metà degli intervistati già paga piattaforme di streaming online di contenuti.
Si tratta quindi, secondo i vertici di Synamedia, di trovare un modo per riportare sulle piattaforme “legali” quelli che usufruiscono dello streaming illegale di contenuti video. “C’è la prospettiva – spiega il vicedirettore Synamedia Yael Fainaro – di creare nuove entrate convertendo gli spettatori illegali in abbonati paganti“.
L’identikit dell’utente pentito
Ma chi compone questo 75 percento di pirati pentiti? Per lo più parliamo di un’utenza giovane, spesso con bambini piccoli a carico, o di appassionati di sport (persone che arrivano a seguire circa 10 discipline diverse e iperconnesse). Se consideriamo che l’analisi Synamedia mette al centro soprattutto i contenuti sportivi in streaming pirata, e data la vastità di scelta che abbiamo in termini di piattaforme VOD generiche, sembra chiaro che il rientro degli utenti così spalleggiato dagli analisti passi anche per una maggiore possibilità di accesso ai contenuti live, specialmente sportivi, a pagamento.
La situazione in Italia
La linea “morbida” che spinge verso il rientro delle pecorelle smarrite fa a pugni con quanto ultimamente visto nel nostro Paese dove la Guardia di Finanza sta portando avanti un’offensiva dura – stando alle cronache – contro i pirati dello streaming web. L’ultima notevole operazione in ordine di tempo, The Perfect Storm, ha portato lo scorso novembre a un arresto, 23 indagati, la cristallizazione di un elenco infinito di fruitori di servizi illegali passibili di reclusione e/o multe e l’oscuramento di circa 5500 piattaforme web e svariati canali Telegram. In quell’occasione le Fiamme Gialle hanno stimato un giro di affari per questa organizzazione di circa 10 milioni di euro.