Lavoro e innovazione, al via il Patto per la PA

Il lavoro e l'innovazione sono al centro del patto stipulato fra Governo e parti sociali per il settore della Pubblica Amministrazione

È stato firmato oggi dal Governo e dai sindacati il “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale“.

Il premier Mario Draghi e il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, con i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, hanno firmato l’intesa che è il primo passo per un’accelerazione sul piano dell‘innovazione della pubblica amministrazione.

Come sottolinea Palazzo Chigi «il patto individua la flessibilità organizzativa delle pubbliche amministrazioni e l’incremento della loro rapidità di azione come obiettivi fondamentali di un processo di rinnovamento che le parti si impegnano a perseguire, con particolare riferimento a tre dimensioni: il lavoro, l’organizzazione e la tecnologia».

I punti del Patto: lavoro, innovazione, formazione

Tra gli elementi del patto c’è uno specifico punto sullo smart working: «Con riferimento al lavoro agile, nei futuri contratti collettivi nazionali dovrà essere definita una disciplina normativa ed economica che garantisca condizioni di lavoro trasparenti, che favorisca la produttività e l’orientamento ai risultati, conciliando le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori con le esigenze organizzative delle pubbliche amministrazioni», si legge nell’accordo.

Ma non solo smart working. La digitalizzazione è soprattutto formazione del personale alla nuova era. «Il Governo si impegna a definire politiche formative di ampio respiro, con particolare riferimento al miglioramento delle competenze digitali e di specifiche competenze avanzate di carattere professionale. Formazione e riqualificazione assumeranno il rango di investimento strategico e non saranno più considerati come mera voce di costo», si legge in un altro punto fondamentale dell’intesa.

«La pandemia e il piano di rilancio e resilienza richiedono nuove professionalità e nuove forme di lavoro. Nuove professionalità richiedono investimenti e nuove regole. Questo è quello che oggi stiamo cominciando», le parole di Draghi che accoglie con soddisfazione l’intesa raggiunta.

«Se il settore pubblico non funziona la società diventa più ingiusta, più fragile. I lavoratori pubblici hanno un ruolo centrale. Questo è sempre vero ma è ancora più vero con la pandemia», aggiunge Draghi.

L’ex numero uno della Bce sottolinea infine l’importanza della formazione e le carenze su questo punto che vive l’Italia: «Per la formazione della pubblica amministrazione, si spendono ben 48 euro a persona, e lo dico ironicamente, c’è un solo giorno dedicato alla formazione del personale pubblico».

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