L’intelligenza artificiale è riuscita a sfidare l’emergenza pandemica che si è abbattuta sull’economia mondiale: ci sono alcuni settori che hanno retto bene e che, anzi, sono addirittura cresciuti. Ed inevitabilmente si tratta dei settori più strettamente legati all‘innovazione. È, infatti, il caso del mercato dell’intelligenza artificiale che nel 2020 ha segnato una crescita del 15% rispetto all’anno precedente ed ha raggiunto un valore di 300 milioni di euro. Un aspetto rilevante dei dati è che il 77% del valore del mercato è frutto di commissioni effettuate da imprese italiane (230 milioni), mentre solo il restante 23% è prodotto dall’export di progetti (70 milioni). A fornire i numeri è una ricerca dell’osservatorio “Artificial Intelligence” della School of management del Politecnico di Milano.
Durante il convegno online “All-In: puntare sull’intelligenza artificiale per la ripresa del Sistema Paese”, l’osservatorio ha fornito i dettagli della ricerca. La maggior parte degli investimenti, il 33%, si concentra sui progetti di Intelligent Data Processing, vale a dire algoritmi per analizzare ed estrarre informazioni dai dati. In termini di risorse, però, la crescita maggiore (+28% rispetto all’anno precedente) si è registrata nello sviluppo di chatbot e virtual assistant.
Seguono le soluzioni per l’interpretazione del linguaggio naturale (Natural Language Processing) con il 18% del mercato, gli algoritmi per suggerire ai clienti contenuti in linea con le singole preferenze (Recommendation System), con un’incidenza del 18% e le soluzioni con cui l’Ai automatizza alcune attività di un progetto e ne governa le varie fasi (Intelligent Robotic Process Automation), che valgono l’11% della spesa.
L’intelligenza artificiale è spinto soprattutto dai software, su cui si concentra il 62% della spesa, guidata dalla vendita di licenze di software commerciali e dallo sviluppo di software o algoritmi personalizzati. I servizi coprono il restante 38% del mercato e sono rappresentati principalmente da system integration e consulenza, mentre gli investimenti in hardware sono ancora marginali.
D’altronde, la crisi economica non ha arrestato la domanda di intelligenza artificiale, sempre più diffusa tra le aziende italiane. Le soluzioni di Ai sono ormai presenti nel 53% delle imprese medio-grandi del Paese e sono cresciute le realtà che hanno in corso progetti pienamente operativi, passate dal 20% del 2019 all’attuale 40%. Non solo le imprese. L’intelligenza artificiale non è più fantascienza per la maggior parte degli italiani. Il 94% dei consumatori ha sentito parlare almeno una volta di Ai e il 51% ha utilizzato prodotti e servizi con funzionalità di intelligenza artificiale.
«La crisi sanitaria non ha fermato l’innovazione e la crescita del mercato dell’Artificial Intelligence ne ha sicuramente orientato l’attenzione su alcune tipologie di progetti, accelerando ad esempio le iniziative di Forecasting (stima della domanda), Anomaly Detection (individuazione di frodi online), Object Detection (come il riconoscimento dei Dpi nelle immagini) e ancora di più di Chatbot e i Virtual Assistant, spinti dallo spostamento online della relazione col cliente. È aumentata anche la maturità delle imprese, con una forte crescita dei progetti pienamente operativi», il commento di Alessandro Piva, direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence. Per Nicola Gotti «la resilienza mostrata dal settore Ai durante l’emergenza permette di guardare al 2021 con ottimismo, così come positivi sono gli sforzi a livello europeo per definire delle linee guida che regolamentino lo sviluppo di algoritmi di intelligenza artificiale».