Il Governo Draghi “si spartisce i soldi trovati da Conte”? Mettiamo in chiaro un po’ di cose

Evidente come fin da subito Francia, Spagna ed Italia fossero dalla stessa parte del tavolo. Ma la soluzione condivisa probabilmente deve la sua paternità a Sanchez e Macron.

L’altra sera, scrollando pigramente la home di Facebook (siamo in tempi di lockdown e qui in Irlanda le restrizioni sono al Level 5) mi imbatto in questo post di Andrea Scanzi.

Dalla bacheca Facebook di Andrea Scanzi

Non seguo, per idee e soprattutto per modalità di esposizione, la pagina di Scanzi. Mi sono imbattuto nel post grazie al commento di un mio contatto, e sono rimasto “allarmato” (impressionato) dal numero elevatissimo di like e reazioni.

Quindi, da expat, mi sono chiesto come sia stato possibile arrivare ad un simile livello di menzogne anche nella parte del Paese che, come amavano ripetere in campagna elettorale, sarebbe dovuta  essere quella “più legata alla scienza e ai fatti”? Quando lo storytelling Casalin – Contiano ha completamente sostituito la realtà dei fatti?

A beneficio di chi leggerà questo articolo, ma soprattutto a beneficio della mia salute mentale, ho dovuto voluto fare una ricostruzione cronologica delle tappe che ci hanno portato all’attuale Next Generation EU (o Recovery Fund) e alla caduta del Governo Conte II.

Giusto per correggere un po’ il tiro di quel “I soldi che ha trovato Conte”: è davvero così?

Tutto cominciò con una videocall….

Come molti degli aneddoti dell’ultimo anno – almeno dei miei – anche in questo caso si parte da una videoconferenza. Siamo al 17 Marzo del 2020 e, durante una teleconferenza con i primi ministri di tutta l’Eurozona, Conte e Sanchez propongono la creazione degli eurobond, immediatamente rigettata da Germania ed Olanda.

Questa è, o dovrebbe essere, la famosa videoconferenza dove Conte, supportato da Sanchez, pare abbia detto “o si creano nuovi strumenti o facciamo da soli” (cosa che ripeterà qualche settimana più tardi in una diretta da Palazzo Chigi).

Una settimana dopo (il 25 Marzo 2020, nda), i Primi Ministri di 9 paesi (Francia, Spagna, Italia, Belgio, Irlanda, Lussemburgo, Slovenia, Grecia e Portogallo) firmano una lettera in cui si dichiarano favorevoli ai Coronabonds come strumento per la risoluzione della crisi sanitaria ed economica.

In Italia, la notizia viene fatta passare con questo titolo

“La lettera di Conte all’Ue (firmata da altri 8 Paesi) per chiedere i coronabond” (qui, qui e qui, alcuni esempi).

Addirittura su Facebook, uno degli autori citati in precedenza sosteneva che la Francia sarebbe stata inizialmente contraria e che, proprio attraverso la moral suasion di Conte, sarebbe stata convertita alla causa italiana (qui). Una ricostruzione che definire “irrealistica” sarebbe riduttivo.

Come ricostruito dal Paìs, infatti, è evidente come fin da subito Francia, Spagna ed Italia fossero dalla stessa parte del tavolo (ovvero dalla parte che chiedeva gli Eurobonds o Coronabonds).

“… France’s Emmanuel Macron, say these sources, spoke up to back Sánchez. “Pedro is right. I’m with him in that we cannot shift our political responsibility to the Eurogroup. This is a political issue, we cannot leave it in the hands of the finance ministers.”

El Paìs

Lo scontro italo-olandese

Ad inizio Aprile comincia lo scontro frontale tra i Paesi Frugali da un lato  (Olanda, Austria, Svezia, Finlandia e Danimarca) e i Paesi Club Med dall’altro (Italia, Spagna, Francia, Irlanda, Portogallo, Grecia, Belgio, Slovenia), con Paesi come la Germania e la Polonia a fare da mediatori.

Lo scontro viene esasperato soprattutto nella versione olandese (da un lato) e italiana (dall’altro).

Il problema, dal punto di vista olandese, è la sostanziale inaffidabilità italiana, soprattutto quando si parla di conti pubblici (come Rutte sosteneva da un po’).

Di contro, la richiesta di Conte parte dal presupposto (fondato) che l’Italia sia stata colpita per prima e più duramente nella fase iniziale della pandemia.

A fare da mediatore tra queste due visioni, apparentemente inconciliabili, sono prima lo spagnolo Sanchez e in seconda battuta il francese Macron.

A metà Aprile, il Premier spagnolo elabora una proposta che, a differenza degli Eurobond (o Coronabond) proposti da Conte, prevede una parte dei fondi direttamente riconducibili al budget europeo e, quindi, non necessita di una votazione parlamentare (con eventuali – plausibili – ricorsi alle Corti Costituzionali di alcuni Paesi).

La richiesta è di 1,5 trilioni (poco meno del valore dell’economia italiana) e prevede un’iniezione di liquidità alle economie più colpite (principalmente quel del sud Europa).

“… As a result, Spain has come up with this latest plan, by suggesting a recovery fund linked to the EU budget, an idea that is similar to that of France and that Germany may accept because it would not imply legal modifications that involve complex voting in the German parliament and possible appeals at the latter country’s Constitutional Court. Spain’s proposal – which is already circulating in Brussels – is not focused on the immediate crisis, which each country is dealing with using its own resources, and are taking on debt for now at reasonable costs thanks to the European Central Bank (ECB). But instead, it is suggesting a recovery fund that, at €1.5 trillion, is practically the size of the Italian economy, and would inject money directly into the most-affected economies”.

(Qui per maggiori dettagli)

Il summit di Luglio

La proposta viene sostanzialmente accettata dalla Germania e dalla Francia, che decidono di sponsorizzarla al summit di Luglio. Al Summit, i leader europei approvano la proposta spagnola, aumentandone contestualmente l’entità (si passa da 1,5 trilioni a 1,7 suddivisi tra 750 miliardi per il recovery fund e 1.074 miliardi legati al Budget europeo 2021 – 2027).

Ma come vengono assegnati i fondi europei? Con manovre di palazzo, discussioni fino all’ alba e retroscena?

No.

Come riportato da molti network europei, già nella prima proposta spagnola (consultabile qui) i fondi sarebbero stati assegnati sulla base di 3 parametri:

(Qui per maggiori informazioni).

“…That allocation depends on (a) the 2019 population, (b) the inverse of 2019 GDP per capita, and (c) the 2015-2019 average unemployment rate, all relative to the EU27 value. Relative GDP per capita is measured in current euro values (not in purchasing power parity) and the inverse of its ratio to the EU average is capped at 1.5. The unemployment rate ratio is capped at 1.5 for countries with GDP per capita below the EU average and at 0.75 for countries with GDP per capita above the EU average”.

Il lavoro alla fioca luce della lampada dell’ex PdC

Quindi nonostante la leggenda che ha visto Conte lottare come un leone fino a tarda notte, allo sfinimento mentale e fisico, la realtà è che le regole erano già state condivise ed accettate e non c’è stato nessun “colpo di coda” notturno, di andreottiana memoria, per portare in Italia qualche miliardino in più.

Inoltre, giova dirlo, soprattutto per la parte dei prestiti, le condizionalità sono estremamente specifiche (come spiegato anche qui):

“…Most of the grants and all of the loans aim to finance investment and reform, as spelled out in the recovery and resilience plans in the context of the European Semester process. This comes with two limitations. First, as the loans can only be used for this purpose, the maximum loan volume for each member state cannot exceed the total cost of the agreed investment and reforms, minus the amount of grants received for the same purpose. Second, loans should remain below 4.7% of GNI of each country, though under exceptional circumstances this value could be exceeded”.

Le famose riforme di cui si parla sono quelle che l’Europa ha sempre richiesto all’Agenda Italiana (di qualunque colore) e che sono sempre state puntualmente ignorate (da governi di qualsiasi colore).

Le raccomandazioni, che trovate qui, sono:

  1. Si raccomanda all’Italia, appena le condizioni economiche post pandemia lo consentiranno, di perseguire degli obiettivi di bilancio prudenti volti ad assicurare la sostenibilità del debito nel medio – lungo periodo;
  2. Si raccomanda di istituire un sistema di sostegno al lavoro, soprattutto per I lavoratori atipici (partite IVA e stagionali);
  3. Favorire la liquidità per le imprese (evitando, ad esempio, ritardi nei pagamenti), incentivare gli investimenti privati, favorire la transizione verde e digitale;
  4. Aumento della produttività del lavoro;
  5. Migliorare sia il sistema giudiziario (soprattutto nella parte del processo civile), sia il funzionamento della pubblica amministrazione (attraverso una pesante opera di digitalizzazione);

Su come il Governo Conte abbia (o meglio NON abbia) preparato un progetto ne ho gia’ parlato qui, ma se volete maggiori informazioni su come il PNRR fosse assolutamente irricevibile consiglio anche questo articolo oppure questo video. Inoltre, consiglio un’inchiesta di Stefano Feltri su come Conte stesse pensando di organizzare e scrivere il PNRR.

Conclusioni

In conclusione, nonostante la vulgata che vede Conte come una specie di IronMan de no’artri, che è riuscito a guidare i Paesi del Mediterrano in un’epica battaglia contro i Paesi del Nord (fosse un film, lo chiamerei “Beggars – Age of Conte”), la realtà è che il ruolo italiano é stato, probabilmente in accordo con Spagna e Francia, quello di assorbire le critiche sparando alto (i Coronabonds) mentre, dietro le quinte, Sanchez e Macron lavoravano ad una proposta accettabile e condivisibile.

Ma, come tutte le grandi storie, rimarremo con un pizzico di mistero.

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